Calligrafia

cal-li-gra-fì-a

Significato Arte dell’esecuzione accurata di modelli grafici; scrittura

Etimologia voce dotta recuperata dal greco kalligraphía ‘bella scrittura’, composto di kállos ‘bellezza’ e graphía ‘scrittura’.

  • «Questa non è una lista della spesa, è un'opera di calligrafia.»

Questa parola, così importante, si presta a osservazioni pedanti, poco pacificate con l’evoluzione naturale della lingua, e che forse intendono più ostentare una conoscenza etimologica elementare piuttosto che dire qualcosa di sensato. Non è propugnando una supposta purezza di significato di una parola che si migliora la lingua — specie in casi come questo. C’è ben altro di interessante da considerare.

Il fatto è che ‘calligrafia’ significa, secondo la lettera greca, ‘bella scrittura’, quindi parlare di ‘bella calligrafia’ sarebbe un pleonasmo. A parte che non si capisce che cosa abbiano fatto i pleonasmi a tanta gente — il sentimento che suscitano è quello che di solito riserviamo a chi ha truffato la nonna — ma ‘calligrafia’ ha esteso il suo significato.

Siamo davanti a un prestito moderno recuperato dal greco: kalligraphía in questa lingua si compone senza misteri con kállos ‘bellezza’ e graphía ‘scrittura’, e ci parla quindi di una bella scrittura, dal punto di vista estetico della grafica — non stiamo considerando i contenuti dello scritto. Ad ogni modo in Grecia questa calligrafia non pare avere un peso culturale centrale (c’è chi ne nota l’uso in particolare nel greco non antico ma bizantino) — ed è un recupero solo settecentesco. In effetti l’arte della calligrafia si distingue in altre culture, da quella egizia, in cui con il portato magico della scrittura ciò che si scrive di più elevato richiede anche una cura grafica somma, a quella araba, che porta quest’arte all’estremo — anche sublimandovi il divieto di rappresentazioni naturali. E questo solo per restare coi piedi a guazzo nel Mediterraneo — pensiamo all’immensità calligrafica dell’Oriente estremo.

Da noi, quando la calligrafia torna, torna come esecuzione accurata, elegante e ordinata di modelli calligrafici. Certo può avere una componente creativa, ma la calligrafia si orienta proprio intorno a modelli, che volentieri sono tipi calligrafici. Quindi possiamo dire che abbiamo studiato calligrafia, e questo vorrà dire che abbiamo imparato a tracciare con cura i segni che compongono lettere e parole.

Ma il nome di questa disciplina manuale tracima e si normalizza, abbandonando il nesso necessario con la bellezza: nome dell’arte di scrivere per eccellenza diventa la scrittura tout-court. Tant’è che non solo si parla di bella calligrafia, ma siamo anche in grado di riconoscere una persona dalla sua calligrafia (pur se è orrenda e inintelligibile), possiamo notare che un appunto è preso con una calligrafia infantile, o che una ricetta è scritta con calligrafia incerta.

Spesso usiamo le parole al di là del loro significato proprio — anzi è un uso retorico che ovviamente ha un nome, catacrèsi. Così come vediamo quello che si dice in piazza, così come ammiriamo il tramonto sul mare, possiamo indicare una brutta calligrafia, contraddizione in termini, diciamo pure abuso, che peraltro è il significato letterale di ‘catacresi’. Niente di nuovo sotto il sole. E non permettiamo a diatribe del genere di eclissare l’importanza della calligrafia — quale che sia: senza velleità luddiste o ‘O tempora, o mores’ retrivi, la scrittura a mano continua a schiudere un rapporto col proprio pensiero che è bellamente insostituibile.

Parola pubblicata il 07 Maggio 2025